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Nel settembre scorso, una proposta di legge sul patentino per i cani è stata presentata al Senato e assegnata alla decima Commissione Affari Sociali. Questo progetto, intitolato “Norme specifiche per alcune tipologie di cani a tutela del loro benessere e della pubblica incolumità”, solleva diverse criticità e interrogativi.
Una delle caratteristiche principali di questa proposta è l’introduzione di una lista di salvataggio, che comprende diverse razze canine. Secondo il progetto, i cani appartenenti a queste razze dovrebbero essere “salvati” da situazioni di maltrattamento o abbandono causate dalla gestione inadeguata da parte dei loro proprietari.
Il concetto di razza e pedigree
È importante notare che la proposta fa riferimento a cani che, pur presentando tratti morfologici tipici di una razza, non possono essere considerati puri in quanto privi di Certificato Genealogico o pedigree. Questo documento, rilasciato dall’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana (E.N.C.I.), attesta che un cane proviene da genitori registrati e riconosciuti.
In base alla proposta, i conduttori di questi cani e dei loro incroci devono completare un percorso formativo per ottenere un attestato di competenza, il cosiddetto “patentino”. Inoltre, sarà necessario superare un test pratico chiamato “Cae 1”, che attesterà la capacità del cane di interagire in modo appropriato in contesti urbani, conferendo così un certificato di affidabilità.
Esenzioni per cani con pedigree
Un aspetto controverso della proposta è l’esenzione dall’obbligo del patentino per i cani che possono essere formalmente definiti di razza, ossia quelli muniti di pedigree. Questi animali, anche se appartenenti a razze incluse nella lista di salvataggio, non dovranno seguire alcun percorso formativo. La giustificazione di questa esenzione risiede nel presupposto che la selezione genealogica garantisca l’affidabilità e l’equilibrio dei soggetti.
Questa logica porta a interrogarsi sulla reale efficacia della legge: si presume che i cani con pedigree siano in grado di evitare situazioni problematiche e di proteggersi da proprietari irresponsabili, mentre gli altri cani, privi di questo documento, sembrerebbero essere più vulnerabili.
Le conseguenze per i cani senza pedigree
Questo approccio potrebbe avere conseguenze disastrose per i cani che non possono vantare un pedigree. Questi animali, definiti come appartenenti alle tipologie di razze specificate, potrebbero subire un’ulteriore marginalizzazione. La proposta di legge prevede anche un divieto di cessione per questi cani, il che potrebbe significare che molti di loro resteranno chiusi in canili sovrappopolati.
La situazione è allarmante: i cani che non possono dimostrare la loro purezza razziale rischiano di essere condannati a una vita di isolamento e abbandono, mentre i cani con pedigree, nonostante possano avere gli stessi bisogni e diritti, vengono tutelati senza alcun obbligo di formazione per i loro proprietari.
Un’analisi critica della proposta
Si fatica a comprendere chi sia realmente il soggetto tutelato: i cani, la sicurezza pubblica, o altro. La realtà è che le normative proposte potrebbero avere effetti negativi per i cani che già vivono in situazioni precarie.
Ci si chiede se la società civile possa accettare un testo che, piuttosto che proteggere, sembra voler etichettare e segregare animali innocenti. È fondamentale che si trovi un equilibrio che garantisca il benessere di tutti i cani, indipendentemente dalla loro origine.





